Il libro del mese: Settembre
Posted by Miss Cici on giovedì 30 settembre 2010. Filed under: Libri7 Comments
La personalissima "Trilogia di New York" di Miss Cici, si conclude con un post di carattere un po' più "pratico" dei precedenti.
Questo post, infatti, potrebbe tornare utile a tutti coloro che intendono andare a New York in un futuro immediato, o remoto, e che potrebbero far tesoro di qualche buon consiglio.
1. Trascorrete a Central Park un'intera giornata.
Non temete, il rischio di annoiarsi è escluso.
Io ho affittato una bicicletta e ho passato la giornata pedalando, finché le mie ginocchia me l'hanno permesso.
Un piccolo consiglio se anche voi intendete affittare la bicicletta: intorno a Central Park troverete moltissimi furgoncini, colmi di bici fino al soffito, dove ne potrete affittare una in ottimo stato e a un prezzo ragionevole. Evitate di affittarle nel chioschetto accanto alla Loeb Boathouse, grazioso ristorantino che affaccia sul lago. Sono in pessimo stato! E posso dirlo con assoluta certezza perché io l'ho sventuratamente affittata lì. E vi giuro che far procedere in salita quel trabiccolo è stata un'impresa titanica. Avrei pagato oro per una montain bike con le marce!
Altro posto da non perdere all'interno del parco è la Bethesda Fountain con il suo Angelo dell'Acqua, uno degli angoli più pittoreschi di Central Park, nonché uno dei più apprezzati dai registi che lo scelgono spesso come location per i loro film ("Un giorno per caso", "Come d'incanto", "Gossip Girl" e "Lipstick jungle", "The producers", e ovviamente "New York, I love you").
Sofia Coppola è la nuova vincitrice del Leone d'Oro.
"Somewhere" ha messo d'accordo l'intera giuria e s'è aggiudicato il tanto ambito premio.
Premio, a mio avviso, meritatissimo.
L'ultimo film di Sofia è una piccola poesia.
Una poesia fatta non di parole, ma di immagini. E come sempre Sofia si conferma una maestra dell'immagine che sa parlare più di mille dialoghi.
Merito della vittoria, è per me anche della deliziosa, delicata, saltellante, bravvissima Elle Fanning.
Tutta la mia ammirazione va a entrambe,alla grande e alla piccola donna.
Vi lascio con un piccolo ricordo di quello che, però, per me rimarrà il più bel film di Sofia, "Il giardino delle Vergini Suicide".
Quando penso a New York la prima parola che mi viene in mente è: vita. La cosa più bella di questa città è che ne è piena.
Vita in tutte le sue declinazioni.
Bambini che giocano tra gli zampilli di una fontana a Battery Park; altri si arrampicano sulla statua di Alice nel Paese delle Meraviglie in un angolo di Central Park; altri ancora guidano le barchette telecomandate attraverso il laghetto di Conservatory Water.
E poi le ragazze che al mattino trottano per la Madison, elegantissime, dirette al lavoro con manicure e pedicure perfette (lo ha notato anche Garance Doré! Leggete qui), ai piedi ballerine o infradito, e nelle grandi borse firmate - voilà! - scarpe dai tacchi altissimi che indossano una volta al sicuro tra le pareti di Starbucks, davanti a un caffè bollente, sfogliando le pagine di un libro.
Poi c'è il West Village, dove tutta questa vita si fonde, si mescola, entra ed esce dai negozi, dai bar. La respiri nell'aria, la senti vibrare nei colori delle case basse, con le scale anti-incendio su cui le ragazze chiaccherano e ridono. La annusi tra le bancarelle piene di frutta, tra i mobili di un antiquario che sanno di una vita vissuta da qualcun altro che attende di tornare a vivere di nuovo.
La vita era sfrenata, rumorosa e troppo colorata la sera a Times Square; composta e silenziosa, seduta nell'imponente Public Library; frettolosa all'interno della Gran Terminal.
Ma era sempre, comunque, vita.
New York mi ha stregata.
Per 10 giorni ho camminato per le sue strade, osservato la sua gente, immagazzinato suoni, odori e colori.
Però, quando troppe sensazioni mi si agitano dentro ho sempre la sensazione e la paura che mi sfuggano, e invece vorrei fissarle, ricordarle vivide come nel momento in cui le ho provate.
Forse è a questo che servono le foto. Il loro compito è quello di riaccendere dentro di noi la stessa scintilla che abbiamo sentito brillare quando ci si è spalancato il cuore in un angolo di Central Park, all'ombra di una stradina del Village, sotto il sole che fa brillare le vetrine di Madison Avenue.
La foto dei grattacieli mi ricorda che mi sono sentita piccolissima davanti a questi colossi. Piani e piani di acciaio e vetro, che ho sempre giudicato freddi e lontani dal mio gusto estetico. Invece, li ho scoperti brulicanti di vita dietro le vetrate, pieni di storie fatte di persone. E allora li ho visti maestosi e bellissimi, vecchi e alteri custodi della storia di Manhattan.
E dopo essermi innamorata della città, mi sono innamorata dei suoi abitanti.
Gli americani sono allegri, raggianti, gentili e incredibilmente ospitali.
In 10 giorni mi son sentita ripetere "Welcome in New York" centinaia di volte. Tutti volevano sapere da dove venivo, per quanto tempo mi sarei fermata e se la loro città mi stava piacendo. Ed erano pieni di consigli, attenzioni e complimenti.
Dei perfetti sconosciuti, che semplicemente passavano di lì, mi hanno consigliato libri e fatto complimenti per il mio vestito o per i miei occhiali da sole.
Ho fatto amicizia con una ragazza sempre sorridente che lavorava nel bar dell'albergo in cui alloggiavamo. Il giorno prima che partissimo è venuta a salutarci e ci ha detto che le saremmo mancati. Mi ha davvero commosso.
E poi c'è stato il mio favoloso compagno di viaggio, con cui ho trascorso 10, favolosi, giorni: mio padre.
Per la prima volta ci siam trovati lui e io da soli. Ci siam trovati davanti alla nostra incredibile somiglianza, fisica e caratteriale, che ci rende complici al punto che con un solo sguardo, lo stesso sguardo, riusciamo a dirci tutto; ma altre volte ci trasforma in due muri contro cui rimbalza una pallina impazzita, e nessuno dei due cede, nessuno dei due è disposto a dar ragione all'altro. Ma poi la mattina dopo ci vogliamo troppo bene, e lo sappiamo che l'altro ha assolutamente ragione. E allora, basta di nuovo quello sguardo per farci le scuse, e per accettarle.
E poi con mio padre posso concedermi il lusso di essere bambina.
A New York, dopo tanto tempo, sono tornata piccola, davanti agli enormi grattacieli e accanto al mio papà.
Elisa Sednaoui e Lea Seydoux sono favolose!
Clemence Posey mi è simpatica, però siamo su un red carpet, non sul set di Gossip Girl! Il look preppy da "brunch in Park Avenue" qui è fuori luogo.
Bianca Brandolini d'Adda è ormai la Serena Van der Woodsen "de nò atri", stesso look, stesso taglio di capelli, stessa attitude. Tuttavia, mi piace.
Ma la numero uno è, come sempre, lei: Sofia Coppola!
Muoio dalla voglia di vedere "Somewhere".
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