Red

Posted by Miss Cici on martedì 12 novembre 2013. Filed under: ,
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Li abbiamo provati tutti. O quasi.
Con esiti più o meno disastrosi.
Alcuni proprio non facevano per noi, ma ne conserviamo un buon ricordo.
Altri hanno lasciato un segno, una cicatrice, un grande “Mai più”.

Abbiamo ceduto all’irruenza del giallo, esuberante ed egocentrico.
Abbiamo goduto con lui dei giorni di sole e delle serate elettriche.
Abbiamo pensato che facesse per noi. Per lo meno in quella stagione della nostra vita.
E ora quel pantalone giallo fluo riposa nell’armadio.
Un’allegra leggerezza a cui pensare quando si cerca un sorriso.

C’è stato un tempo in cui la profondità del blu ci ha stregato.
Abbiamo creduto che fosse quello per sempre. Quello per tutta la vita.
Nelle sue profondità ci siamo perse, e abbiamo immaginato su di lui scintillii di luce e pennellate di colore, che regalassero un sorriso a quel profondo mare tormentato.
Si, il blu è decisamente il mio colore. L’ho pensato.
Ma poi ho capito che nemmeno lui era quello per me. Per me che ho bisogno che qualcuno mi illumini e stravolga la vita.
Rimarrà sempre con me, il mio migliore amico, la mia famiglia. Sarà la mia pace e la mia serenità sempre.
Ma l'amore è tutt'altro che pace e serenità. Purtroppo.

Ho avuto un grande amore per il verde.
E sebbene tra i miei abiti non ne sia più rimasta traccia, lui sarà con me per sempre.

Ci sono stati dei grigi. Canna di fucile, fumo di Londra, antracite, perla…
Nonostante tutte le loro sfumature, non mi sono mai rimasti nel cuore. E nell’armadio.

L'arancio mi ha illuso.
E poi mi ha deluso.
Pensavo fosse quello giusto. La giusta tonalità da dare alla mia vita e ai miei accessori.
Mi sbagliavo.
E ora voglio dimenticarlo. Come ho dimenticato quel rossetto arancione di MAC che sul mio viso sbatte troppo e non mi rende giustizia.
L'arancio è un colore ingiusto.
Sembra quasi un rosso, ma non lo è. Non ha il coraggio di esserlo.

E allora troverete banale associare il rosso all'Amore.
Ma è quello che auguro di cuore a voi e a me stessa.
Di trovare il nostro rosso. Quello che ci colorerà la vita e il guardaroba.



Quelli che... "Vediamo come va..."

Posted by Miss Cici on venerdì 4 ottobre 2013. Filed under:
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Quando ero bambina, in quanto figlia di genitori lavoratori, avevo una tata.
Non una tata qualunque.
Una tata strepitosa! Una tata che io adoravo e che mi adorava.
Poi un giorno la mia tata ha avuto dei bambini suoi e, giustamente, mi ha lasciato per un po'.
Al suo posto è arrivata un'altra tata.
Non una tata qualunque.
Una tata terribile!
Io non dovevo esserle particolarmente simpatica, e da parte mia la detestavo con tutto il cuore.
Mossi le mie rimostranze a mia madre che mi disse: "Vediamo come va..."
E io, bambina ingenua e futura romantica patologica, ho scambiato quel "Vediamo come va" per il preludio a giorni di gioco e gaudio.
Mi illusi che dovevo solo aspettare ed essere paziente e lei si sarebbe tramutata dall'oggi al domani in Mary Poppins.
Fu, invece, un disastro.
Da mite bambina qual'ero, mi tramutai in Hannibal Lecter e intrapresi una vera e propria guerra contro l'intrusa, che si concluse con uno zoccolo del Dr Scholl piantato sul naso di costei. Con conseguenze disastrose per la sottoscritta.
Posso dire in mia discolpa che lei, invece di giocare con me, se la dormiva nel letto dei miei genitori.
Ovviamente, persi la guerra. La tata non divenne mai Mary Poppins e io fui costretta a sopportarla finché la mia tata, l'altra, quella bella e che amavo, non tornò da me.

Crescendo, ahimè, non sono cambiata.
Non ho mai più tirato zoccoli del Dr Scholl sulla faccia della gente, ma ho continuato a farmi abbindolare dalle lusinghe del "Vediamo come va".
Va da sè che non sto più parlando di tate.
Sto parlando di Maschi.
Nella fattispecie di quelli che "Vediamo come va".
A 34 anni, come a 5, ho continuato a credere che era solo questione di tempo e che alla fine, dopo sofferenze e sacrifici, dopo amare cucchiaiate di bile, dopo aver messo orgoglio e dignità laddove normalmente si ripongono i vestiti degli anni '90 di cui ci vergogniamo, io e il Lui di turno saremmo andati a passeggiare mano nella mano nell'Olimpo delle Coppie Felici.
No.
Sbagliato.
Nein.
"Vediamo come va" vuol dire sempre e solo una cosa: non si va da nessuna parte.
Da nessuna, tranne una: Affanculo.
Ma lì è bene che ci vada lui. Da solo. Ricordatevelo.
Perché quando uno ti dice "Vediamo come va" ti sta trattando come quella maglia che trovi ai saldi, che non ti convince fino in fondo, ma che comunque compri, perché tutto sommato costa poco e, male che va, la butti.
Quando ti dice "Vediamo come va" ti sta trattando alla stregua di quella canzone che solitamente usi come sottofondo quando svolgi qualcosa che richiede concentrazione. Una musica carina, gradevole, ma non abbastanza da distogliere la tua attenzione dalle cose veramente importanti. Non certo una di quelle canzoni che quando le senti devi fermarti e ascoltarle, qualunque cosa tu stia facendo.
Se decidi che ti sta bene lo stesso, se anche tu credi in Mary Poppins, bene amica mia, preparati.
Preparati, perché sarai sempre il messaggio a cui risponderà più tardi. Se si ricorderà di rispondere.
Sarai l'appuntamento di cui si ricorderà mentre guarda la partita con gli amici e tu, invece, sei a casa truccata, che dondoli nervosamente un tacco, fumi come un turco e non vuoi ammettere che, ebbene si, ti ha dato buca.
Sarai quella che ha imparato a memoria abili giochi di parole e arguti periodi grammaticali per spiegare alle tue scettiche amiche che, sì, lui ha detto che non è pronto e quindi "Vediamo come va", ma è chiaro che è solo un cucciolo impaurito. Quanto può esserlo un cucciolo di Boa Constrictor.
Sarai quella che non prende impegni per i prossimi 6 mesi nella remota eventualità in cui lui, sotto l'effetto di sostanze psicotrope, si ricordi della tua esistenza e ti chiami. Con il nome di un'altra.

Se sei disposta ad accettare tutto ciò, in nome di un sogno che difficilmente si realizzerà, sappi allora che ti tramuterai anche tu, come me bambina, in Hannibal Lecter.
E come lui fiuterai l'aria e annuserai le sue maglie in cerca di scie di profumi che non sono il tuo.
Indirrai sedute di gruppo con le tue amiche per sviscerare tutti i possibili significati che un sms può nascondere.
Noterai che oggi porta la stessa maglia di ieri, e dunque non ha dormito a casa e dunque dove ha dormito?
Controllerai compulsivamente Whatsapp e il tuo iPhone sarà perennemente scarico a causa dell'uso smodato di Facebook e Instagram.
Tutto questo perché non vuoi arrenderti e ammettere che la verità è una e una sola.

La verità è che quando ti dice "Vediamo come va", vuol dire che con te non vuole andare da nessuna parte. Tu non sei quella con cui andare, sei quella con cui restare fermi in un posto, in attesa che lui scopra dove vuole andare veramente e con chi.
Perché quando sai dove e con chi, lo prendi per mano, ben saldo, e lo porti via con te, prima che qualcuno lo faccia al posto tuo.
Se non hai paura che la sua mano finisca in quella di qualcun altro, vuol dire che quella mano non l'hai mai voluta nelle tue.

Quindi, in quel posto lascia che ci vada da solo.
Tu resta dove sei.
E lanciagli uno zoccolo del Dr Scholl in testa.

Se anche tu mi tradisci...

Posted by Miss Cici on giovedì 3 ottobre 2013. Filed under: , ,
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Ci sono uomini che lo sai che ti tradiranno.
Lo capisci dal luccichio nel loro sguardo, quel luccichio che ci fa cadere ai loro piedi pur sapendo che andrà a finire male. 

E poi ci sono quelli che siamo certe non ci tradiranno mai.
Nostro padre, il nostro amico del cuore, Babbo Natale e Marc Jacobs.

Si, Marc, sto parlando con te. Ancora una volta con te.
Un'altra lettera per te. Per te che mai hai risposto...
Per te che mi hai spezzato il cuore.
Che mi hai tradito. Hai tradito me che mai avrei tradito te.
E lo sai che di quella Falabella mi sono pentita subito, su!
Ero a Bolzano, avevo bevuto troppo vin brulé e non so cosa mi è preso... E' stato un momento di debolezza!
Ma niente a che vedere con quello che mi hai fatto tu.
Perché io di certezze nella vita ne ho ben poche e "Marc Jacobs Louis Vuitton's Creative Director" era una di quelle.
E tu, essere algido e bellissimo, di rosa vestito, l'hai fatta a pezzi.
Non guarderò mai più la mia Speedy con gli stessi occhi.
Ogni volta che l'avrò al braccio penserò a te che ci hai lasciate sole. Sole e abbandonate.

E ora dimmi: io che dovrei fare?
Proprio ora che stavo mettendo da parte i soldini per la SC bag...
Spero che Sofia ti abbia tolto il saluto.
Anzi ora mi spiego 'sto "Bling Ring"... Doveva essere sotto shock, poverella.

E ora io cosa compro? Una borsa disegnata da Ghesquiere? Che ieri lo dicevo a un mio amico e mi ha risposto "Chi???"
Posso comprare la borsa disegnata da uno il cui nome ricorda un formaggio svizzero?
"Mi dia quella Vuitton e un etto di Ghesquiere, grazie."

Io pensavo che tra noi sarebbe stato per sempre.
Ma a quanto pare il tuo "per sempre" dura 16 anni.

Mi dispiace, l'hai voluto tu: vado da Givenchy.

Ma ti ricorderò per sempre così...



I libri della mia estate

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I fuochi di Valyria, George R.R. Martin
Che dire che io non abbia già detto?
Che il brodo si sta eccessivamente allungando?
Che tra l'uno e l'altro il buon George fa passare decisamente troppo tempo e io mi dimentico cos'è successo nelle puntate precedenti e devo ricorrere al prezioso aiuto di Wikipedia?
George, basta giocare a "Dungeons & Dragons", datti una mossa e concludi 'sta saga!
E smettila con le tue minacce del tipo "Ogni volta che qualcuno mi chiede quando uscirà un nuovo libro, uno Stark muore".
Sei crudele.
Per tutti coloro che si sintonizzano oggi per la prima volta su questo blog consiglio di attendere il 2020 quando, forse, questa bellissima saga sarà conclusa e allora comprate tutti i 17 libri insieme. Che altrimenti è una tortura.

Warm Bodies, Isaac Marion
A me non piacciono gli zombie. Non ho mai provato simpatia per questi esseri ciondolanti incapaci di articolare frasi di senso compiuto.
Ho letto il libro perché non sono riuscita a vedere il film. E il film lo volevo vedere perché il protagonista mi piace assai. Lo confesso e non me ne vergogno.
Spero che il film sia meglio del libro, perché il libro m'è parso ciondolante esattamente come i suoi protagonisti. Le frasi, però, son di senso compiuto. Almeno quello.

La trilogia delle gemme: Red, Blue, Green - Kerstin Gier
Avessi avuto 16 anni avrei letto "La Trilogia delle gemme" in 48 ore e ne sarei rimasta folgorata. Di anni ne ho 33, 34 tra una settimana, e la suddetta trilogia l'ho letta in 48 ore, ma non mi ha folgorata. A tutte voi sedicenni in ascolto: leggetela!
E voi trentatreenni, quasi 34, leggetela lo stesso. Che mandare in vacanza i neuroni fa sempre bene.

L'amore folle, Françoise Hardy
Letto in un momento di sconforto. Non ha aiutato.
Io spero che l'amica che me l'ha consigliato non mi veda veramente ridotta in tal stato.
Tuttavia, un bel libro. Un po' lento, un po' deprimente.
Io voglio continuare a credere che l'amore non sia questo.
Per me l'amore continua a essere una Folle Risata. Mai un Pianto Folle.
Diversamente per me non è amore. E' sofferenza.

Exit, Alicia Gimenez-Bartlett
Geniale.
Geniale lei, geniale il libro.
Il vincitore dell'estate è lui.
Personaggi in cerca della via d'uscita. Per uscire da questo mondo, da questa vita, dalle regole sociali, dalla noia, dalla difficoltà dei sentimenti.
Ma non un'uscita qualunque.
Io vorrei uscire come Jane Austen.
Giovane e dopo aver scritto "Orgoglio e Pregiudizio".

Dance Dance Dance, Murakami Haruki
Un amico mi ha chiesto di cosa parlava questo libro. Non ho saputo rispondere.
Come sempre quando si tratta di un libro di Murakami.
Riesco solo a dire "Leggilo. Ne vale la pena."
Di fatto è la storia di uno scrittore freelance che s'imbarca nella ricerca di un amore perduto e nel viaggio incontra un amico degli anni passati, oggi attore bello e di successo, in una tredicenne bellissima, sola al mondo, amante del rock.
In verità Murakami solo sa cosa vuole davvero dirci.
Lui non dice nulla di reale, affinché noi possiamo trovare il nostro Vero.
Quando il solo Vero è:
"Danzare" rispose "Continuare a danzare, finchè ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perchè. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano". (Dance Dance Dance - Haruki Murakami)

La verità sul caso Harry Quebert, Joel Dicker
Il caso letterario degli ultimi mesi si lascia indubbiamente leggere con estrema facilità e piacevolezza.
E ha anche il pregio di inchiodarti perché Tu DEVI sapere come va a finire.
La cosa che mi ha un po' infastidito sono i colpi di scena fin troppo studiati, piazzati lì proprio quando stavo per defenestrare la mole di pagine.
E il finale. Un finale studiato apposta per far sì che nessuno ci arrivi.
Guarda, Joel, che non c'è nulla di male se qualcuno intuisce chi è l'assassino.

Buone vacanze!

Posted by Miss Cici on venerdì 2 agosto 2013. Filed under:
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In effetti è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho scritto da queste parti che si potrebbe pensare io sia in vacanza da allora.
Niente di più sbagliato.
E' semmai vero il contrario.

Da domani, invece, sarò in vacanza.
In valigia ci sono costumi, libri e desideri. E il buon proposito di scrivere di più. Che ormai lo porto in giro da un po', e prima o poi ci riuscirò.

Buone vacanze a tutti!


Il libro del mese: Maggio

Posted by Miss Cici on lunedì 10 giugno 2013. Filed under:
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Una certa idea di mondo, Alessandro Baricco
Non amo Baricco, ma amo i libri che parlano di libri. E leggendo questo ho scoperto che amo Baricco che scrive di libri.
Utile per chi è in cerca di spunti per la prossima lettura.

Se mi chiami mollo tutto... però chiamami, Albert Espinosa
Come resistere a siffatto titolo?
Come resistere a una quarta di copertina che recita: "Dedicato a tutti quelli che hanno ancora voglia di essere diversi"?
Il contenuto di questo mirabile pacchetto si è rivelato leggermente inferiore alle promesse, ma pur sempre una lettura gradevole e condita con la giusta dose di ironia.
Dani è un investigatore privato specializzato nel ritrovare bambini scomparsi che, in un momento particolarmente difficile della sua vita, si trova a ripercorrere la sua storia: l'infanzia solitaria e il primo viaggio a Capri, quando un faro gli indicò la "direzione" giusta. Ormai adulto, di nuovo solo e con un grande amore alle spalle, Dani tornerà a Capri in cerca di un bambino. Il faro, lo stesso di anni prima, lo aiuterà a ritrovare più d'uno: quello scomparso, quello che era stato e quello che aveva dimenticato.

Lettera d'amore alla Scozia, Alexander McCall Smith
Alexander McCall Smith è sempre una lettura educata e garbata. Piacevole come il tè delle cinque in tazze di porcellana cinese.
E' un vecchio amico che ritrovi sempre con piacere una volta l'anno durante le feste.
Ti siedi su un divanetto e lo ascolti parlare della sua Edimburgo e dei suoi abitanti. Sono sempre persone carine e dalle buone maniere. Qualcuno un po' eccentrico, ma mai al punto da risultare fastidioso. Simpatico, ma mai così tanto da strapparti una risata chiassosa.
Così è questo libro: gradevole ed educato. Quasi che scrivere un capolavoro sarebbe sembrata una pacchianata di cattivo gusto.

Un classico al mese: Maggio

Posted by Miss Cici on martedì 21 maggio 2013. Filed under:
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Le notti bianche, Fedor M. Dostoevskij
Che cos'è un sognatore?
Un sognatore è il protagonista di questo delicato, bellissimo romanzo di Dostoevskij.
Un uomo solitario che passeggia nelle notti bianche di Pietroburgo, quelle notti che sembrano durare un giorno.
Durante una di queste passeggiate incontrerà l'amore sognato che lo farà sognare, ed egli sognerà di essere amato. D'altronde non è proprio l'amore il protagonista ricorrente dei sogni di un sognatore?
E cosa accade quando arriva il mattino a destare l'anima dai sogni? Che ne è di loro quando la luce del giorno viene a smascherarli?
Accade che il sognatore dovrà affrontare la realtà. E sappiamo già chi sarà il vinto e chi il vincitore.

Belli e dannati, Francis Scott Fitzgerald
Il mio secondo tentativo con Fitzgerald è andato meglio del precedente.
Bene, ma non benissimo.
"Belli e dannati" precede cronologicamente "Il grande Gatsby" per stesura e ambientazione (siamo negli anni tra il 1913 e il 1921), ma la scena che si apre davanti a noi sembra essere quasi la stessa.
Siamo, anche questa volta, a New York. I suoi grandi alberghi, le sale da ballo sontuose, le luci della Quinta, sembrano presagire lo scintillio che ci accoglierà nella monumentale villa di Gatsby. L'ambra dorata del wisky, le bollicine scoppiettanti nei calici, il tintinnare dei cristalli precedono il cupo Proibizionismo, quando tutto diventa un sussurro. 
I giovani protagonisti, i "belli e dannati" del titolo, ricchi, apatici, senza aspirazioni, privi di interesse verso il presente e il futuro, sono i predecessori delle Daisy e dei Tom che troveremo ad annoiarsi nel romanzo successivo.
Impossibile trovare il lato positivo in questa storia, persino più amara di quella Fitzgerald scriverà qualche anno dopo.
Ho trovato questo libro spiegato meglio de "Il grande Gatsby", dove invece ho avuto un po' l'impressione che lo scrittore di tanto in tanto mi dicesse "Bene, grosso modo la storia è questa. Il resto puoi capirlo da sola".
No, mi spiace, non lo capisco. E' un mio limite, ne sono certa, ma ho bisogno che le cose mi vengano spiegate.
In "Belli e Dannati" qualcuno si prende la briga di spiegarmele più dettagliatamente.
Fin troppo, grazie. Limitata sì, ma non così tanto. 
E il seguire le elucubrazioni mentali su Niente dei protagonisti ha messo a dura prova la mia pazienza. Ma ce l'ho fatta e ne vado fiera.
Stavo pensando di leggere "Tenera è la notte", ma ho paura che Francis e io non siamo esattamente sulla stessa lunghezza d'onda.
Di sicuro dobbiamo prenderci una pausa.

L'italiano ovvero il confessionale dei penitenti neri, Ann Radcliffe
Ho sempre avuto la curiosità di leggere un libro della Radcliffe, scrittrice tanto amata dalla mia adorata Jane Austen.
Ann fu la pioniera del romanzo gotico e ispiratrice di grandi scrittori quali Dickens, Mary Shelley, Thackeray, Charlotte Bronte, Daphne du Murier e, come già detto, Jane Austen.
Tutta gente che occupa una buona percentuale della mia libreria.
Era dunque ora che io leggessi qualcosa di questa donna, senza la quale chissà cosa avrei letto io in adolescenza.
L'italiano è, nelle intenzioni della sua scrittrice, un romanzo dalle tinte fosche e paurose. Ci sono monasteri abbandonati, misteriosi frati incappucciati, assassini privi di scrupoli, suore dall'animo sterile e corrotto, riccastri cattivi e innamorati perseguitati.
Voleva farci paura Ann, e magari all'epoca ci riusciva anche.
Oggi proviamo un senso di tenerezza davanti a questo "neonato" romanzo gotico. Un po' come davanti a un cucciolo di beagle che prova a far la voce grossa.
Ribadisco, probabilmente le giovinette ottocentesche erano scosse da brividi di terrore leggendo le pagine della signora Radcliffe, ma noi giovinette del 2013, abituate agli orrori quotidiani dei nostri giornali e telegiornali, rimaniamo impassibili davanti all'amore ostacolato di Elena e Vincenzo.
Ho provato a mettermi nei panni di una fanciulla ottocentesca, ma proprio non ci sono riuscita. Scusate.
In più questo libro della Radcliffe mi ha ricordato troppo I promessi sposi perché io potessi amarlo fino in fondo.
Però, sulla fiducia io promuovo Ann.
Io non posso capirlo, ma voglio credere che nel 1797 una ragazzina inglese rimase terrorizzata da L'italiano, come lo rimasi io nel 1997 leggendo It di Stephen King.