Un classico al mese: Maggio

Posted by Miss Cici on martedì 21 maggio 2013. Filed under:
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Le notti bianche, Fedor M. Dostoevskij
Che cos'è un sognatore?
Un sognatore è il protagonista di questo delicato, bellissimo romanzo di Dostoevskij.
Un uomo solitario che passeggia nelle notti bianche di Pietroburgo, quelle notti che sembrano durare un giorno.
Durante una di queste passeggiate incontrerà l'amore sognato che lo farà sognare, ed egli sognerà di essere amato. D'altronde non è proprio l'amore il protagonista ricorrente dei sogni di un sognatore?
E cosa accade quando arriva il mattino a destare l'anima dai sogni? Che ne è di loro quando la luce del giorno viene a smascherarli?
Accade che il sognatore dovrà affrontare la realtà. E sappiamo già chi sarà il vinto e chi il vincitore.

Belli e dannati, Francis Scott Fitzgerald
Il mio secondo tentativo con Fitzgerald è andato meglio del precedente.
Bene, ma non benissimo.
"Belli e dannati" precede cronologicamente "Il grande Gatsby" per stesura e ambientazione (siamo negli anni tra il 1913 e il 1921), ma la scena che si apre davanti a noi sembra essere quasi la stessa.
Siamo, anche questa volta, a New York. I suoi grandi alberghi, le sale da ballo sontuose, le luci della Quinta, sembrano presagire lo scintillio che ci accoglierà nella monumentale villa di Gatsby. L'ambra dorata del wisky, le bollicine scoppiettanti nei calici, il tintinnare dei cristalli precedono il cupo Proibizionismo, quando tutto diventa un sussurro. 
I giovani protagonisti, i "belli e dannati" del titolo, ricchi, apatici, senza aspirazioni, privi di interesse verso il presente e il futuro, sono i predecessori delle Daisy e dei Tom che troveremo ad annoiarsi nel romanzo successivo.
Impossibile trovare il lato positivo in questa storia, persino più amara di quella Fitzgerald scriverà qualche anno dopo.
Ho trovato questo libro spiegato meglio de "Il grande Gatsby", dove invece ho avuto un po' l'impressione che lo scrittore di tanto in tanto mi dicesse "Bene, grosso modo la storia è questa. Il resto puoi capirlo da sola".
No, mi spiace, non lo capisco. E' un mio limite, ne sono certa, ma ho bisogno che le cose mi vengano spiegate.
In "Belli e Dannati" qualcuno si prende la briga di spiegarmele più dettagliatamente.
Fin troppo, grazie. Limitata sì, ma non così tanto. 
E il seguire le elucubrazioni mentali su Niente dei protagonisti ha messo a dura prova la mia pazienza. Ma ce l'ho fatta e ne vado fiera.
Stavo pensando di leggere "Tenera è la notte", ma ho paura che Francis e io non siamo esattamente sulla stessa lunghezza d'onda.
Di sicuro dobbiamo prenderci una pausa.

L'italiano ovvero il confessionale dei penitenti neri, Ann Radcliffe
Ho sempre avuto la curiosità di leggere un libro della Radcliffe, scrittrice tanto amata dalla mia adorata Jane Austen.
Ann fu la pioniera del romanzo gotico e ispiratrice di grandi scrittori quali Dickens, Mary Shelley, Thackeray, Charlotte Bronte, Daphne du Murier e, come già detto, Jane Austen.
Tutta gente che occupa una buona percentuale della mia libreria.
Era dunque ora che io leggessi qualcosa di questa donna, senza la quale chissà cosa avrei letto io in adolescenza.
L'italiano è, nelle intenzioni della sua scrittrice, un romanzo dalle tinte fosche e paurose. Ci sono monasteri abbandonati, misteriosi frati incappucciati, assassini privi di scrupoli, suore dall'animo sterile e corrotto, riccastri cattivi e innamorati perseguitati.
Voleva farci paura Ann, e magari all'epoca ci riusciva anche.
Oggi proviamo un senso di tenerezza davanti a questo "neonato" romanzo gotico. Un po' come davanti a un cucciolo di beagle che prova a far la voce grossa.
Ribadisco, probabilmente le giovinette ottocentesche erano scosse da brividi di terrore leggendo le pagine della signora Radcliffe, ma noi giovinette del 2013, abituate agli orrori quotidiani dei nostri giornali e telegiornali, rimaniamo impassibili davanti all'amore ostacolato di Elena e Vincenzo.
Ho provato a mettermi nei panni di una fanciulla ottocentesca, ma proprio non ci sono riuscita. Scusate.
In più questo libro della Radcliffe mi ha ricordato troppo I promessi sposi perché io potessi amarlo fino in fondo.
Però, sulla fiducia io promuovo Ann.
Io non posso capirlo, ma voglio credere che nel 1797 una ragazzina inglese rimase terrorizzata da L'italiano, come lo rimasi io nel 1997 leggendo It di Stephen King.

Un classico al mese: Aprile

Posted by Miss Cici on venerdì 10 maggio 2013. Filed under:
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So che sono in ritardo.
E mi sento in colpa, sappiatelo.
Ma ora mi sono messa d'impegno e intendo leggere entro Dicembre 2013 ben 12 classici come promesso mesi or sono.
Abbiate fiducia.

"Il grande Gatsby" Francis Scott Fitzgerald
Allora, io ve lo dico subito, voi non potete immaginare quanto io desideri potervi dire che a me "Il grande Gatsby" è piaciuto da matti.
Io ve lo giuro che ho iniziato a leggerlo pregustando già una recensione adorante in cui vi avrei raccontato come mi fossi stracciata le vesti dall'emozione pagina dopo pagina.
Ma io non riesco a mentire.
E, quindi, devo confessare che a me "Il grande Gatsby" ha fatto l'effetto di un bicchiere di acqua tonica durante un aperitivo: non mi fa accaponare la pelle dal disgusto, ma la prossima volta ordinerò un Martini rosso.
Ma sentitevi pur liberi di dirmi che io non capisco.
In effetti, è quello che ho pensato anche io quando sono arrivata all'ultima pagina.

Bella New York negli anni '20, si sa. Belli sono lo scintillio delle feste di Gatsby, gli abiti delle fanciulle, le luci, la musica, le grandi macchine rombanti.
Tutto è ricoperto di un luccicante strato di vernice sotto cui, però, intravediamo lo sporco. Guardando bene, lì dove la vernice è un po' saltata, fanno capolino le bische clandestine, gli alcolici venduti sotto banco e i pied-à-terre testimoni di amori marci. Ma a Fitzgerald tutto questo piace ancor più dei fasti e dello scintillio. Per quanto provi a fare la morale, si sente che lui è uno che in quello sporco ci sguazza. In quello sporco dove troviamo le persone vere, quelle che vivono veramente, amano veramente, soffrono veramente.
Una verità che nessuna vernice di questo mondo potrà mai coprire.
E chi non la vuole vedere, può solo far spallucce e voltarsi dall'altra parte.

Tutto molto bello, ve l'ho detto.
Ma senza anima.
Il prossimo mese, però, sceglierò un Dostoevskji. Sorseggiando Martini rosso.


Il libro del mese: Aprile

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Tacco 12. Vademecum dello stiletto style per donne sempre all'altezza, Veronica Benini
Non l'avete letto? Davvero???
Quindi, voi non sapete come scegliere un paio di scarpe, come camminare su un tacco degno di questo nome, come mettere un rossetto effetto "levres mordues" e come fare la valigia intelligente?
E ignorate bellamente cosa sia un cambrione, chi l'ha inventato e perché.
E come fate a vivere lì fuori? 
Non fate come me, che fino a ieri brancolavo nelle tenebre.
Leggete il libro della Spora. O come minimo il suo blog.

Il nostro tragico universo, Scarlett Thomas
Io da grande voglio fare Scarlett Thomas.
Voglio fare quella che scrive libri geniali. Libri che ogni tanto ho bisogno del vocabolario per capire cosa sto leggendo.
Perché io non lo sapevo mica che cos'era un'apofenia.
Dicesi apofenia l'immotivata visione di connessioni laddove non ve ne sono. Il percepire e riconoscere collegamenti significativi tra eventi assolutamente casuali e indipenti.
Io sono la Maestra dell'apofenia. Sono 33 anni che mi esercito, sfiorando ormai quasi la perfezione, e non ne avevo alcuna idea.
Grazie Scarlett per avermi illuminato ancora una volta.
Quando il prossimo ragazzo con cui uscirò mi chiederà quali sono i miei hobby, io butterò lì l'apofenia come nulla fosse.
Che se devono scappare a gambe levate, che abbiano almeno un valido motivo.
Quindi, come vi dicevo, io da grande voglio fare Scarlett Thomas.
Una che nella stessa frase infila fisica quantistica, new age e lupi giganti con la stessa noncurante disinvoltura con cui io spiego alle mie amiche perché ho deciso che quest'anno mi piacciono il verde militare, le gonne lunghe e le àncore.
Anch'io da grande voglio scrivere questi libri. Libri che ogni tanto mi fan venire voglia di fare uno schemino o di chiedere l'aiuto da casa. Perché io lo sento che lei mi sta dicendo qualcosa; lei deve star per forza dicendomi qualcosa e sono io, mente semplice, che non la capisco.
E allora devo arrivare fino alla fine del libro, perché ardo dal desiderio di conoscere il nesso tra la metanarrativa e la fine dell'universo. Passando, che ve lo dico a fare, per le fate dei boschi e le navi nelle bottiglie. Chiaro, no?
E quando arrivo alla fine scopro che, ovviamente, non c'è alcun nesso.
E nonostante tutto non la odio e non voglio defenestrare la sua opera.
Questa è classe, signori.
E io da grande voglio fare Scarlett Thomas e prendere tutti per i fondelli, come lei fa con me.

Fai bei sogni, Massimo Gramellini
Molto carino.
Una storia che potrebbe, dovrebbe, essere triste ma alla fine non lo è.
Perché lui è bravo.
E se non fosse che da grande voglio già essere Scarlett Thomas, farei un pensierino sull'essere Gramellini. O almeno sullo scrivere come lui.

Il libro nero dell'Inquisizione, Matteo D'Amico e Natale Benazzi
Per fortuna questo libro è stato scritto oggi.
Perché se fosse stato scritto quando l'Inquisizione imperversava e torturava dei poverini, rei solo di essere "diversi", sarebbe stato certamente usato come strumento di tortura.
Non per percuotere sul capo i malcapitati, no.
Sarebbe bastato leggerne un capitolo allo sventurato e costui, pur di metter fine alla sofferenza, alla noia e all'accidia, avrebbe confessato crimini mai commessi, Sabba al chiaro di luna e transoceaniche a bordo di scope di saggina.