3:32. Due anni dopo.
Posted by Miss Cici on mercoledì 6 aprile 2011. Filed under: lifeQuesta notte alle 3:32 ero sveglia.
Ero sveglia alla stessa ora anche due anni fa.
Questa notte il mio sonno si è interrotto spontaneamente e inspiegabilmente.
Due anni fa il mio sonno è stato interrotto dal letto che ballava, gli oggetti nella libreria che tintinnavano, la casa tutta che brontolava.
Un rumore sordo riempiva l'aria, difficile da scrivere e da immaginare per chi non lo ha mai sentito.
Era il rumore della terra che tremava.
Due anni fa la mia Terra, l'Abruzzo, era squassata da un terremoto violento che distrusse la città dell'Aquila.
Quel giorno, io che vivo a Torino, ero a Pescara. Ero felice perché la riunione di lavoro che mi aveva riportato nella mia città mi aveva offerto l'occasione di stare a casa proprio il giorno del compleanno di mio padre, il 6 Aprile.
Non immaginavo che mi si offriva anche l'occasione di sentire quello che oggi è conosciuto come il "Terremoto dell'Aquila".
Quando il mio letto iniziò a saltare, non capii immediatamente cosa stesse succedendo, ma schizzai comunque fuori dalle coperte e mi precipitai nella camera dei miei genitori.
Corsi per quanto un pavimento che si muove ti consente di farlo. Sembrava di correre sopra un materasso ad acqua.
Ci mettemmo tutti e tre al riparo sotto lo stipite di una porta e aspettammo.
Mi sembrò di attendere un'eternità, mentre guardavo i quadri in corridoio che saltavano contro il muro e la porta che si apriva e chiudeva da sola.
E quando mio padre disse: "Questo non finisce." e io percepii che aveva paura, lui che mai avevo pensato potesse averne, allora pensai che forse il palazzo sarebbe crollato sulle nostre teste e quelli erano i nostri ultimi momenti insieme.
Per la prima volta in vita mia pensai di stare per morire.
Eppure non avevo paura. Ero solo immobile e aspettavo.
E intanto altri, all'Aquila, morivano davvero.
Perché alla fine la mia casa si fermò, e io sono qui a raccontarvi quello vidi e provai quella notte. Ma molti non possono farlo.
Pescara sorge sulla spiaggia e questo la rende più sicura, perché le onde sismiche si disperdono e rallentano quando attraversano il terreno sabbioso.
La mia notte di 2 anni fa, dunque, non fu nemmeno lontanamente paragonabile a quella che vissero tante altre persone, alcune delle quali non ci sono più, altre non hanno più una casa, altre ancora non hanno più nemmeno una famiglia.
Ma mi sento comunque molto vicina a loro, e se potessi tornare indietro nel tempo sceglierei nuovamente di essere nel mio Abruzzo quella notte, accanto ai miei genitori, sotto quella porta.
Quella è stata prima la notte in cui ho detto il "mio" Abruzzo e l'ho sentito davvero tale.
Sembrerà una cosa sciocca, ma da allora mi sento abruzzese e con orgoglio.
Il giorno successivo alla scossa sarei dovuta tornare a Torino.
Giunta in aeroporto ho visto arrivare gli elicotteri che trasportavano i feriti aquilani.
Mi sembrò di essere in una scena di guerra. Vidi situazioni che prima di allora avevo visto solo nei telegiornali, nei collegamenti con l'Iraq o altri paesi colpiti da conflitti.
Ripresi la mia valigia e me ne tornai a casa dai miei genitori. Chiamai l'ufficio e chiesi di poter lavorare da casa in quei pochi giorni che ormai mancavano alle vacanze di Pasqua.
Non volevo tornare a Torino dopo quello che avevo visto.
Volevo essere a Pescara e se fosse successo qualcosa io volevo esserci. Perché non mi sarei mai perdonata di stare al sicuro nel momenti in cui tutti i miei cari non lo erano.
Nei giorni successivi ci furono altre scosse, dormivamo tutti con le scarpe accanto al letto e qualcuno aveva il bagagliaio della macchina attrezzato per un'eventuale notte all'adiaccio.
Una scossa pomeridiana più forte delle altre, mi fece scappare da casa come una saetta.
L'ascensore non va mai preso in caso di terremoto, ma le scale son le prime che vengono giù.
E quale sarà il muro portante in questa casa?
E quella crepa sulle mura esterne del palazzo c'è sempre stata? E' vero, è nuovo, ma lo avranno costruito bene?
Ripeto, quello che provai in quei giorni è davvero poca, pochissima, cosa in confronto alla tragedia che vivessero molte altre persone.
E' assolutamente meno di nulla, in confronto a quello che hanno provato e provano e, purtroppo, proveranno ad Haiti o in Giappone.
Ma questo poco che ho toccato con mano mi permetterà di non dimenticare.
E spero che nessuno di noi lo faccia.
E' davvero il minimo che possiamo fare.
6 aprile 2011 alle ore 13:19
Ary, non ho parole per spiegarti quanto sia toccante questo post. Meno male che non ci vediamo oggi altrimenti ti sarei saltata al collo in lacrime :D
E' incredibile che tu ti sia svegliata alla stessa ora la notte scorsa... anzi, forse credo che in fondo sia normalissimo, non posso nemmeno immaginare che meccanismi si possano avviare nel cervello e nell'anima di una persona dopo aver passato momenti del genere.
Ti abbraccio forte forte :*
Ale
6 aprile 2011 alle ore 14:06
Mi sono venute le lacrime agli occhi mentre ti leggevo!! Grazie per aver condiviso quei momenti ed aiutare così agli altri l'opportunità di capire meglio cosa davvero ha significato quello che è successo!
6 aprile 2011 alle ore 15:14
Che bel post! Non aggiungo altro.
6 aprile 2011 alle ore 15:19
Grazie per averci fatto pensare...
RP&B
7 aprile 2011 alle ore 00:20
Mi sono venuti i brividi.
7 aprile 2011 alle ore 15:17
Bellissimo post!
Ricordo anche io quella notte... sono stata svegliata dal mio cane qualche secondo prima dell'inizio della scossa...
La misura della mia paura l'ha data la mia mano che tremava vistosamente mentre cercavo di chiudere a chiave la porta di casa per scendere in strada subito dopo la scossa, in ciabatte, piumino e camicia da notte...
E mi ricordo di aver pensato: "Mio Dio, ma se si è sentita così forte quì a Pescara, L'Aquila, o Avezzano o Sulmona sono state rase al suolo"...
8 aprile 2011 alle ore 13:59
Che post toccante! A casa mia, in Francia, i terremoti non ci sono o quasi, e sono cresciuta senza mai pensarci. Se avessi saputo quante vittime avrebbero fatto in questi anni!