Immagine presa da: http://discothequeconfusion.blogspot.com
Così recita un vecchio articolo di giornale in cui mi sono imbattuta oggi (questa volta si tratta di un numero di Grazia del 20/10/2008).Osservo le foto di Agyness Deyn, Kirsten Dunst, una delle gemelle Olsen, e mi dico che, si, più o meno, ho capito di che si tratta.
Solo che non sapevo che questo modo di vestire avesse un nome.
E prima ancora di rispondere all'amletica domanda della giornalista di Grazia, mi chiedo cosa voglia dire hipster.
Così inizio una ricerca su internet.
Come prima cosa interrogo la fidata Wikipedia, dalla quale apprendo che il termine hipster nasce in America nel lontano 1940, e deriva dalla parola hip che significa "aprire gli occhi a qualcuno".
All'epoca il termine era usato per identificare gli appassionati di musica jazz, che ne fecero un vero e proprio stile di vita, adottando il modo di vestire, di parlare e di muoversi dei grandi musicisti. Tra i caratteri distintivi di questi personaggi: l'umorismo sarcastico, l'atteggiamento rilassato, la povertà auto-imposta e l'uso di cannabis ed altre droghe.
Interessante è la differenza tra Hipsters e Beats, che coesistono durante gli anni '50, condividendo la grande passione per il jazz. Ma, mentre i primi sono figure distaccate, serie e molto abbottonate, i Beats sono più focosi e desiderosi di condividere con la società il loro "amore per il tutto". I primi appartengono generalmente alle classi sociali medio-basse, i secondi, di solito studenti universitari, sono membri della middle ed upper class. Queste differenze si riflettono, ovviamente, sul loro look: "straight-edge" (che letteralmente sta per "rigoroso") e un pò dandy quello degli Hipsters, più trasandato quello dei Beats.
Dopo questo interessante excursus storico, però, mi sento più confusa di prima.
L'unica cosa che mi è chiara, ma che già sospettavo da un pò di tempo, è che ho letto "On the road" di Keruac quando ero davvero troppo giovane per capirlo. Urge rilettura.
Torno a studiare le immagini delle Hipster Celebrities, ma non c'è nulla che mi parli di jazz, low profile e straight edge nel modo di vestire di Agyness.
Per non parlare di Avril Lavigne, che più che a Chet Baker, mi fa pensare ai Green Day.
Continuo, allora, la ricerca.
Si vede la versione moderna dell'Hipster avrà una differente chiave di lettura.
Google mi spedisce sul sito Ninja Marketing, di cui cito testualmente la minuziosa, e poco lusinghiera, definizione di Hipster:
"Nato nel 2000 [NdA: ma non era nato nel 1940? Si vede che ce ne sono due...] nel quartiere di Williamsburg (N.Y.), il termine Hipster deriva dallo slang Hip (informato sulle ultime mode) e vede racchiudere nella sua cerchia adepti di età compresa tra i 20 ed i 30 anni, sostanzialmente creativi, anticonformisti, amanti dell'arte e delle Indie, senza alcuna ideologia politica ed incuranti dell'attualità (a meno che non si parli di musica). Ciò che li accomuna totalmente sono l'ironia e l'outfit: trucker hat, cappello in perfetto stile Willie, Il principe di Bel Air, bicolore con visiera alzata, occhialoni stile Wayfarer Ray-Ban [NdA: ce l'ho.], t-shirt di rock band degli anni '70-'80, ma anche camice a quadri di flanella e aderenti [NdA: ce l'ho.], pantaloni attillati e stretti fino al polpaccio per lei [NdA: ce l'ho.], mentre l'uomo cerca di entrare a fatica nei modelli femminili. Fondamentali, per lui i baffi con taglio anni '80, sottili e corti; per lei, capelli apparentemente trascurati o con fascia intorno alla testa [NdA: mi manca.]. Le scarpe devono soddisfare due fattori: ultrapiatte e minimali, dunque bene le Converse All Stars e le ballerine [NdA: ce l'ho. Entrambe. E ne ho pure tante.]; anche se, di recente, si sono infilate sotto i piedi degli Hipster anche le scarpe da basket anni '80 tipo Reebok. Per finire, cardigan aderente e kefia dai colori sgargianti [NdA: ce l'ho.], tanto per uscire fuori dal clichè dell'ideologia politica. Rivista preferita: Pig Magazine; sul web seguono assiduamente pitchforkmedia.com, un sito su cui si recensisce musica che odiano. Ormai si parla già di diversi tipi di Hipster: da quello rap a quello funk."
Mi pare di capire che i moderni Hipster hanno poco o niente in comune con i loro predecessori. Se non la passione per la musica ed il fatto di fregarsene di politica e attualità (ammesso che sia vero). Diciamo che tra le tante caratteristiche, non hanno certo scelto le migliori.
Ma la cosa che più mi sconcerta è un'altra.
Sono una Hipster e non lo sapevo????
Non so se avete notato la preminenza di "ce l'ho" sui "mi manca". 5 contro 1.
Eppure non mi reputo una grande conoscitrice di musica, e l'attualità mi interessa parecchio.
Sono una Hipster anomala.
A questo punto, però, sono desiderosa di conoscere qualcosa di più dei miei riscoperti amici Hipster, ed inizio a sondare un numero imprecisato di blogs.
E capisco che:
1. Hipster style: in molti lo apprezzano, in tanti lo disprezzano.
2. Arrivo con un ritardo mostruoso, perchè quasi tutti gli articoli che trovo sono almeno del 2008 (come d'altra parte i miei Wayfarer. E la kefia è addirittura più vecchia. Pensa un pò da quanti anni sono una Hipster inconsapevole...).
3. E' chiarissimo per tutti cosa voglia dire "vestirsi da Hipster", è molto meno chiaro cosa voglia dire "ESSERE un Hipster".
4. E' probabile che nel 2000 ESSERE un Hipster non voglia dire niente.
Ma non mi arrendo.
Da Hipster anomala, interessata a tutto, anche all'attualità, continuerò le mie ricerche finchè, probabilmente quando la moda Hipster sarà ormai superata, non avrò fatto chiarezza.
Per tornare alla domanda della giornalista di Grazia, colpevole di questo lungo sproloquio, non so se l'Hipster style sia geniale (forse è un pò troppo, non trovate?), ma lo trovo di sicuro divertente, soprattutto per chi a fare quegli abbinamenti ci si diverte.
E allora, per quanto mi riguarda, va benissimo così, perchè io sono dell'idea che vestirsi debba essere un divertimento.
Sennò tutti in tuta e non se ne parla più.
A presto,
La vostra Hipster anomala