Il libro del mese: Settembre

Posted by Miss Cici on martedì 4 ottobre 2011. Filed under:


"Pane, cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Springs", Fannie Flagg
Lo confesso, ci sono volte in cui acquisto dei libri solo perché mi piace la loro copertina. E' il caso del libro in questione, la cui copertina mi ha attirato come un bel paio di scarpe in una vetrina. E poi sentivo il bisogno di leggere qualcosa di spensierato, e il titolo prometteva bene. Scopro, infine, che la scrittrice è l'artefice di "Pomodori verdi fritti", romanzo da cui venne tratto uno dei miei film preferiti.
A quel punto non potevo resistere all'acquisto.
E non me ne sono pentita.
Le pagine hanno mantenuto tutte le promesse della copertina.
La sperduta provincia americana con le sue piccole villette a schiera, mai sfarzose, ma sempre linde e dignitose, un piccolo cespuglio di rose in giardino, un recinto verde pitturato di fresco, il gatto che sonnecchia nel patio e il profumo di pane appena sfornato, sono una promessa di pace, buoni sentimenti e sorrisi spontanei.
Forse non è mai esistita una cittadina così; forse la provincia americana è, in verità, quella gretta, meschina e pettegola descritta tante volte da Tim Burton.
Ma trovarla nei libri, poter credere che un posto così esista, o almeno sia esistito, m'infonde serenità e mi predispone bene verso il prossimo. Almeno finché leggo.
Poter fare un tuffo nei buoni sentimenti che vincono sempre su tutto e tutti, incontrare vecchiette originali dalla battuta tagliente, perdersi in un mondo fatto di crostate di frutta, copriletti patchwork, tendine di pizzo e pranzi della domenica, è sempre salutare.
I libri di Fannie Flagg, sebbene abbiano un po' tutti lo stesso sapore, quello delle conserve fatte in casa, sono i più salutari che io conosca.
Forse non è vero niente di quel che leggiamo tra quelle pagine.
Forse, in fondo in fondo, l'happy ending è fin troppo "happy" per essere reale.
Forse nessuno di noi si comporterebbe come i suoi personaggi. Siamo onesti, su!
Però, è bello poterlo credere almeno il tempo necesserio per leggere 300 pagine.


"Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop", Fannie Flagg
Come vi dicevo, da questo libro è stato tratto uno dei miei film preferiti, visto e rivisto milioni di volte.
Per il libro in questione, vale esattamente quanto detto per il precedente.
Cambiano gli anni (prima eravamo nei primi '80, ora torniamo indietro ai '40), cambia il nome del paesino, e quello dei personaggi, ma i sentimenti che animano la storia sono sempre quelli. 
Se proprio devo trovare una pecca ai libri di Fannie Flagg (che sembra il nome di un cartone animato, tipo Candy Candy), è questo suo costante uso dei flashback, questo viziaccio brutto di ambientare un capitolo nel 1996, quello successivo nel 1939, e quello subito dopo nel 1946. A un certo punto non riuscivo più capire chi ero, in quale epoca mi trovavo, chi era già morto, chi stava per e di quale guerra si stava parlando (Mondiale? Vietnam? Golfo?).
Sarò una donna arida, ma a me piace procedere con ordine. E Fannie non lo fa MAI.
Detto ciò, "Pomodori verdi fritti" rimane una piacevolissima lettura, sebbene, mi spinga a dare un consiglio che raramente esce dalla mia bocca: dovendo scegliere tra leggere il libro e guardare il film, guardate il film. Uno dei rari casi in cui la pellicola è più bella, e di molto, della pagina scritta.


"Nel segno della pecora", Haruki Murakami
Che dire di Haruki?
Io amo quest'uomo e non passa giorno in cui io non mi senta profondamente in colpa per averlo tanto odiato ai tempi di "Tokyo Blues". Come diamine è possibile che quel suo primo libro mi abbia tanto disgustato se poi tutti gli altri mi hanno conquistato?
Credo che lo rileggerò. Dovevo essere malata, aver battuto la testa, o vivere un momento di disturbo della personalità.
Quest'ultimo non è proprio il più bello che abbia letto, ma mi è comunque piaciuto molto.
Dovendo fare le pulci ai suoi libri, devo dire che tutti i suoi protagonisti, pur avendo età diverse, vite e professionisti differenti, mi sembrano sempre la stessa persona. Me li immagino tutti uguali. L'unica eccezione è "Kafka sulla spiaggia", finora il mio preferito.
Forse è se stesso che descrive ogni volta? Sarà per questo che il protagonista è sempre un uomo che parla in prima persona...
Altra sensazione che ho costantemente leggendo i suoi libri e ritrovandomi nei suoi universi surreali è che io, non essendo giapponese, non riesca a cogliere il simbolismo di cui, son quasi certa, siano intrisi tutti i suoi romanzi.
Di certo ci sarà un motivo per cui ha deciso di parlare di pecore e non di, che so, stambecchi. Un motivo che vada oltre l'evidente fatto che gli stambecchi non vivono in Giappone. Credo... E dire che stavolta, essendo il protagonista un pubblicitario, credevo sarei stata padrona della materia. E, invece, la pubblicità non è che il pretesto per iniziare il delirio di Haruki. 
Tutto ciò mi fa sentire un filo ignorante e inadeguata al cospetto di questi romanzi, e dunque ancor più adorante del loro creatore.
Pecore a parte, ritroviamo tutti i temi cari al buon Haruki: la solitudine dell'uomo, il viaggio di formazione dell'eroe e la sua ricerca della verità, il surreale che irrompe nella vita quotidiana perché, scopriamo, che ne ha sempre fatto parte (dicesi "realismo magico", ma non sto qui a tediarvi con tali concetti).
Alcune cose, ci insegna Haruki, sono sempre state lì, bisogna solo saperle vedere.


"Lisola dei segreti", Scarlett Thomas
E qui torniamo al tema "libri che compro perché mi piace la copertina", nella sua esasperazione "libri che compro in serie perché mi piace vedere tutte le belle copertine in fila sulla libreria".
Scarlett l'ho conosciuta così. Un giorno ho comprato "Che fine ha fatto Mister Y?", dalla notevole copertina e pagine dal taglio colorato (roba davanti cui la mia salivazione aumenta mostruosamente), e quello è stato l'inizio della fine.
Ho dovuto comprare anche tutti gli altri, perché sulla mia libreria erano troppo belli tutti vicini vicini.
E se vi state chiedendo se il primo libro, quello su Mister Y, mi sia almeno piaciuto (così da poter dare almeno una giustificazione più profonda ai successivi acquisti), la risposta è: non tanto.
Grazie al cielo, questo secondo tentativo è andato molto meglio.
Comprato un anno fa, avevo paura di leggerlo, perché non volevo affrontare la dura realtà: avevo comprato un libro orribile solo per la sua copertina.
E invece, la copertina è eccelsa, e il libro, sebbene non lo sia altrettanto, è molto carino.
Se non fosse che...
Scarlett ha evidenti problemi con i finali.
Non è che li faccia brutti. Non li fa affatto.
Il mio sogno è incontrarla e chiederle perché. 
Lo fa per farci soffrire? E' una sadica? Lo fa perché a un tratto ne ha le scatole piene e molla tutto? 
Al momento non è dato sapere.
In libreria ho altri 2 suoi libri che attendono, e un quinto è in libreria che aspetta solo di essere comprato. E io ovviamente lo comprerò, perché è lilla e tra quello verde e quello blu ci sta divinamente.


2 Responses to Il libro del mese: Settembre

  1. Libraia Virtuale

    Secondo me la copertina è uno degli elementi fondamentali per apprezzare un libro!
    Basta fare un giro in biblioteca: ci si mette di fronte a uno scaffale che tiene qualche classico, in più copie e in edizioni diverse. In base a cosa scegli la copia? In base allo stato, certo, ma poi scegli la copertina e i caratteri di stampa che ti piacciono di più.
    Credo che un buon libro, accompagnato dal titolo sbagliato e da un copertina mediocre abbia davvero vita breve...

    Buona settimana!

  2. Siboney2046

    C'è un premio per te sul mio blog!!