La ricetta giusta per una "giovane anatroccola"

Posted by Miss Cici on martedì 30 novembre 2010. Filed under:
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Sta diventando un'ossessione.
La pila di Vogue, Elle, Marie Claire, italiani, inglesi, americani, francesi, sul tavolino della sala diventa sempre più alta.
Sto spulciando i siti internet in maniera tanto meticolosa che credo presto troverò il famoso ago nel pagliaio. Si, proprio quello del celeberrimo detto.
Nel frattempo ho trovato solo dei bellissimi tagli di capelli che non avrò mai il coraggio di fare, certa che una volta lavati da me diventeranno degli orribili cespuglietti incolti.
Mi sono imbattutta, però, anche in alcune acconciature che mi hanno fatto riflettere.
Le fanciulle che le sfoggiano sono tutte ritenute delle icone di stile, eppure sono certa che il mio parrucchiere impallidirebbe davanti allo stato delle loro chiome.
Un nome su tutti: Alexa Chung.
Premetto che la trovo bellissima.
Ha un volto delizioso, degli occhi stupendi, delle gambe che invidio terribilmente e mi piace molto il suo stile "bon-ton per caso".
Ma i suoi capelli sono palesemente di due colori, più scuri alla radice, troppo chiari sulle punte. Il taglio non ha affatto una linea.
Eppure lei è sempre bellissima. E' osannata dal mondo del moda, corteggiata dagli stilisti, e le è stata dedicata una borsa (che ho anche comprato e che adoro spassionatamente).



Ed eccola con i capelli lunghi, ai suoi esordi.

Vorrei proprio conoscere il parere del mio parrucchiere...
I suoi capelli lunghi sono peggio dei miei!
Eppure, lei è diventata Alexa Chung. Quella che viene fotografata con Karl Lagerfeld e a cui viene dedicata una borsa. Quella che viene eletta la "meglio vestita del 2009".
Dunque, mi domando: ma effettivamente quanto conta il giusto taglio di capelli?
Potremmo dire che, in linea di massima, l'immagine generale di una persona è composta da questi ingredienti: doti fisiche che Madre Natura le ha, più o meno, generosamente donato; capacità di mettere in evidenza suddette doti, e nascondere eventuali difetti; abilità e gusto nel vestire; uno sviluppato stile personale; personalità (che da sola fa un buon 40% del totale) che dovrebbe trasparire e condire e rendere unici tutti gli altri ingredienti... Il taglio di capelli quanto conta? Cosa rappresenta, un 20%? Un 10%?

Vale la pena che io mi arrovelli tanto per questo 30%, a voler essere generose, che poi alla fine della fiera non sposterà di una virgola l'immagine che ho di me e che di me hanno gli altri?
Sicuramente ora dirò un'ovvietà, ma per sentirsi una "giovane donna", o ancora più difficile, per sentirsi "gnocche", come direbbe il mio parrucchiere, c'è davvero bisogno del taglio di capelli giusto? O piuttosto esistono alcune di noi che ci si sentono da sempre, e altre che, forse, non ci si sentiranno mai?
E per questi ultimi "piccoli anatroccoli" qual'è la ricetta per sentirsi dei "cigni"?
Se ne siete a conoscenza, sarò lieta di riceverla insieme ai vostri consigli sul taglio di capelli. Perché intanto iniziamo da lì... E vedi mai che un giorno mi dedicheranno una borsa. O un taglio di capelli.

Il libro del mese: Novembre

Posted by Miss Cici Filed under: ,
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self portrait with book and shoes

Questo mese la scelta del vincitore sarà davvero semplice, dal momento che ho un solo libro da segnalarvi.
Questo libro, però, avrebbe certamente vinto anche se lo avessi letto insieme ad altri 10.
Questo libro, infatti, potrebbe quasi aggiudicarsi "l'ambito" titolo di "Libro dell'anno".
Il capolavoro in questione è "Un giorno" di David Nicholls.
Mi è stato regalato da mia madre dopo aver letto recensioni entusiaste di Nick Hornby e Jonathan Coe che, come sapete, sono i miei "scrittori del cuore".
Sapete anche che sono più brava a criticare i libri che a far loro complimenti.
Forse perché quando un libro mi piace tanto mi vien voglia di dire al prossimo una sola cosa: "Leggilo!", perché credo che certe cose si possano capire solo leggendole.
Ma ora proverò comunque a fare qualche complimento all'opera di David Nicholls.
Il libro è scritto, ovviamente, molto bene. E' il genere di scrittura che piace a me: veloce, comunicativo senza essere eccessivamente descrittivo, mai prolisso.
Non si perde in paroloni, orpelli o costruzioni e circonvoluzioni linguistiche, che sposterebbero la nostra attenzione dal libro e dalla sua trama verso lo scrittore e la sua capacità di scrivere.
Quest'ultima dovrebbe essere quasi scontata nel momento in cui una casa editrice si prende la briga di investire in un libro e pubblicarlo, no? Non ci aspettiamo certo che si spendano soldi e tempo per pubblicare qualcosa di scritto male. Eppure ogni tanto accade...
Ma io sono un'ottimista, e dò sempre per scontato che il libro che mi appresto a leggere sia scritto più o meno bene. Dunque, per me le cose importanti diventano la trama, i personaggi, l'ambientazione. Allo scrittore non voglio proprio pensare.
Con questo non voglio dire che non mi lascio affascinare da una bella prosa, ma non amo gli scrittori che si autocompiacciono di quanto bene scrivono e vogliono a tutti i costi farcelo sapere. Scrivi, bene, e basta. Che sei bravo lascialo decidere a me.
Tutto questo per dirvi che David Nicholls scrive bene. Talmente bene che non ho mai pensato a lui una sola volta durante tutta la lettura del libro.
La mia attenzione era tutta per Emma e Dexter, i due meravigliosi personaggi che la sua abile penna ha saputo creare. Due personaggi così umani, così normali, pieni dei pregi e difetti che vediamo tutti i giorni in noi e nelle persone che abbiamo accanto, che non possiamo non volergli bene, non essere in pena per i loro problemi, non trepidare per le loro vicende. Perché Emma e Dexter potremmo essere noi. Perché oggi stesso potremmo fare la conoscenza di uno di loro due.
Perché la loro storia è la più normale, dolce e bella che si possa raccontare.
E' la storia di due persone legate tra loro, a dispetto della condizione sociale, del lavoro, delle misere beghe del quotidiano, della distanza fisica, economica, culturale e sentimentale.
Ci sono mille motivi per cui Emma e Dexter non dovrebbero avere nulla a che fare l'uno con l'altra, e altrettanti per cui, a rigor di logica, due persone così non dovrebbero piacersi, ma piuttosto disprezzarsi.
Eppure, il vincolo che si è creato, chissà poi perchè, tra loro due non si spezza mai, al punto che ogni anno, nello stesso giorno, in un modo o nell'altro, loro due staranno insieme, anche senza vedersi o parlarsi.
Perché non è la vicinanza fisica, non è il sentire il suono di una voce, o vedere il volto amato, che sia di un fidanzato, di un amico o di un genitore, che ci fa stare essere uniti a loro. Basta rivolgere loro un pensiero ogni giorno, un pensiero semplice Chiedersi "Chissà cosa sta facendo in questo momento?", domandarsi "Cosa ne penserebbe di questa situazione?", oppure "Gli piacerebbe questo film?". Alcune volte basta semplicemente formulare un nome nella nostra mente, e a quella persona, quel giorno, ogni giorno se lo vogliamo, saremo vicini per sempre. 

I capelli di una "giovane donna"

Posted by Miss Cici on lunedì 29 novembre 2010. Filed under:
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Il mese scorso, come tutti i mesi, sono andata al mio consueto appuntamento con il parrucchiere.
In verità, questa volta, c'era aria di novità perché, fidandomi dei consigli delle mie colleghe, ho voluto provare un nuovo parrucchiere.
L'obiettivo del giorno era semplicemente quello di fare una banalissima tinta, operazione che, però, si è rivelata meno banale del previsto...
Il mio nuovo parrucchiere, infatti, si è rivelato essere non un semplice parrucchiere, ma piuttosto un vero e proprio consulente d'immagine.
La scelta del colore giusto, innanzitutto, non è stata affatto semplice come pensavo.
Io mi sono limitata a dare la solita indicazione che dò sempre, con piglio sicuro e deciso: "Voglio un colore che sia molto simile al mio colore originale. Non sopporto la vista della ricrescita e non voglio dover correre dal parrucchiere, schiava di una capigliatura bicolore.".
Lui mi ha squadrata in silenzio, senza nemmeno un sorrisino cordiale, e, dopo avermi messa alquanto a disagio, ha così esordito, un filino stizzito: "Questo colore che hai lo togliamo, vero? Non è affatto simile al tuo colore originale. Non lo vedi che è rosso? Tu non sei mica rossa. Come lo scegli il colore dei capelli?"
A quel punto la mia sicurezza ha iniziato leggermente a vacillare.
"Bè, io... Ecco, lo scelgo uguale al colore che ho." ho ribadito, cercando di ammorbidirlo sorridendogli dallo specchio. Il sorriso è rimasto senza risposta.
"Mah..." fa lui, guardando scettico i miei poveri capelli dal colore indefinito "Si vede che da quando li  hai fatti hanno cambiato colore nel tempo..."
Cioè, mi stava anche prendendo per i fondelli?
Prendo un bel respiro, mi sforzo di non innervosirmi e gli chiedo, dunque, di quale colore intendeva tingere i miei capelli.
"Dello stesso colore degli occhi. I capelli devono avere il colore degli occhi.", mi ha donato questa perla di saggezza ed è svanito in una stanzetta.
Avrei voluto chiedergli se mia madre, che ha gli occhi verdi, avrebbe, quindi, dovuto adottare il medesimo colore per i suoi capelli, ma ho preferito tacere temendo che potesse picchiarmi con il phon.
E' tornato di lì a poco rimestando una pappetta che ha distribuito sui miei capelli rossicci, e silenzioso com'è arrivato, è andato via, lasciandomi a fissare lo specchio, scrutando per bene il colore dei miei occhi. Marroni, dunque, non avrei dovuto correre grossi rischi.
Una volta lavata, spazzolata e asciugata da una ragazza gentilissima, e finalmente sorridente, il mio aguzzino è tornato da me e per la prima volta mi ha guardato compiaciuto. Poi, però, qualcosa gli ha fatto storcere il naso...
"Tu ti trucchi, vero? Perché con i capelli così scuri ci vuole il supporto di un po' di trucco... Ora non sei truccata, ma in genere ti trucchi?"
In verità, ero truccata, ma a quel punto mi sono vergognata ad ammetterlo.
E così ho risposto: "Si, certo! E' che oggi sono uscita di fretta!"
Mi ha -finalmente!- sorriso: "E si, un po' di trucco ci vuole! E le scarpe da tennis vanno bene solo la domenica mattina." mi ha ammonito con fare paterno.
E io di nuovo a giustificarmi: "E' che mi sono alzata tardi e ho messo le prime cose che ho trovato!".
"Certo, cara!" mi ha risposto caritatevole.
E poi è andato a torturare qualcun'altra, mentro io passavo alla fase messa in piega.
Quando sono andata a pagare, devo riconoscere, ero molto soddisfatta del mio nuovo colore di capelli. Trucco o no, trovavo che mi stesse davvero bene!
E così in uno slancio di gratitudine gli ho proposto: "Il prossimo mese li tagliamo?".
L'ho visto illuminarsi tutto e diventare più alto di circa 5 centimentri.
"Ecco, cara, io non te lo volevo dire (N.d.R. certo, come se fosse uno che si fa problemi a smontarti l'ego), ma questo taglio pari... -capino scosso come a dire: "No, no, no! Non ci siamo!"- Non sei più una ragazzina, sei una giovane donna! Tra un mese torna con in mente un taglio di capelli che ti farebbe sentire gnocca (testuali parole)!"
Sono rimasta a fissarlo basita.
Cosa stava cercando di dirmi?
Che ero un cesso?
Che st
o invecchiando?
E poi che diamine ne so qual'è il taglio di capelli che mi fa "sentire gnocca"! Non dovrebbe essere lui a consigliarmi un taglio che mi stia bene?
E così ho osato timidamente: "Ma non puoi dirmi tu con quale taglio starei bene?"
"Tesoro, mica mi ci devo sentire io gnocca, ti ci devi sentire tu! Dai, hai un mese di tempo per pensarci!"
Mi ha salutato con un sorrisone e io sono uscita sentendomi una "giovane vecchia", con un taglio di capelli insulso.
Ora ho l'ansia... La data fatidica si avvicina, e io non posso presentarmi impreparata al suo cospetto.
Sono 20 giorni che sfoglio le riviste e chiedo consiglio a chiunque.
Niente. Non trovo nulla che mi illumini e nessuno sa consigliarmi.
Qualcuno mi chiede semplicemente: "Scusa, ma se è così insopportabile, perché ci torni?".
In effetti non so perché ho deciso che tornerò a farmi massacrare l'ego...
Forse perché il colore è davvero bello.
Forse perché sono masochista.
O forse perché è stato l'unico ad avere il coraggio di ricordarmi che non sono più una ragazzina, ma una giovane donna.
E, tutto sommato, l'idea non mi dispiace!

Piccola nota: da quel giorno le mie Adidas riposano placide nella scarpiera.

Ah, se vi state chiedendo come siano i miei capelli oggi, sono all'incirca così:

E ora immagino che stiate dando tutti ragione al mio parrucchiere, perché, in effetti, a 31 anni non posso avere gli stessi capelli di Joey Potter (ovvero Katie Holmes) che nel telefilm (Dawson's Creek) di anni ne aveva 16 o poco più.
Quindi, come li taglio?
Ecco qualche idea...

Il nuovo taglio di Keira Knightley mi piace moltissimo. Ma mi dispiacerebbe tagliare così corti i miei capelli dopo aver impiegato tanti mesi a farli tornar lunghi. In più sospetto che a me non starebbero altrettanto bene. Oltre che per nettamente inferiore avvenenza, anche perché la forma del mio viso è totalmente diversa, molto più ovale della sua, che ha invece zigomi e mascella più pronunciati.

Il nuovo taglio di capelli di Emma Watson è delizioso, ma ho paura che, anche in questo caso, non mi donerebbe non avendo un viso così minuto. E poi, mi domando sempre quando vedo questi tagli, se una volta fatto scopri che sei orribile, come rimedi? L'unica soluzione credo sia la parrucca. E io non sono così corragiosa.

Magari mi rifaccio la frangia...

Sono confusa...
Qualunque consiglio sarà bene accetto!
Aiutatemi, il tempo sta per scadere!

L'arte di vestirsi

Posted by Miss Cici on lunedì 22 novembre 2010. Filed under: , , ,
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Spring/Summer 2011

Chloé
La mia collezione preferita per la prossima stagione estiva è, senza alcun dubbio, quella di Chloé.
Se quest'inverno ho amato la collezione iper-femminile che Marc Jacobs ha disegnato per Vuitton, quest'estate che verrà vorrò essere una delle ballerine di Chloé.
"Two dancers on the stage" - Edgar Degas

Le "pennellate" di rosso, della borsa e delle scarpe, sono geniali.
"Four dancers" - Edgar Degas

"Dancer" - Edgar Degas

Vanessa Bruno
Non ho mai scelto come meta delle mie vacanze un paese esotico, preferendo sempre le grandi città. Quest'anno potrei cambiare tipologia di vacanza... Thaiti, Polinesia...
"Fatata te miti" (Vicino al mare) - Paul Gauguin


Dior
"Femmes de Tahiti" - Paul Gauguin

Louis Vuitton
Marc Jacobs per Vuitton è sempre una garanzia.
Piet Mondrian
Fonte: Elle UK

Oggi vorrei...

Posted by Miss Cici on giovedì 18 novembre 2010. Filed under: , , ,
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Oggi piove.
Il cielo grigio e l'aria sempre più fredda ci avvisano che l'inverno sta per arrivare.
Oggi ho sonno, perché ho trascorso le ultime notti con mia sorella, sveglie fino a tardi, chiaccherando (con il vicino di casa che bussava contro la parete), ridendo, bevendo camomilla nelle tazze gialle, guardando telefilm pieni di vampiri.
Oggi sono felice, perchè ho trascorso 5 giorni bellissimi con la mia sorellina e non succedeva da troppo tempo.
Oggi sono commossa, perché ho avuto la prova che il tempo, la vita, gli eventi, possono cambiare molte cose, ma non tutte. L'amicizia tra due sorelle è intoccabile.
Oggi sono triste, perché mia sorella è salita su un treno ed è andata via.


Oggi vorrei solo stare a casa, sul divano, con una copertina sulla gambe a guardare vecchi film.
Vorrei mangiare macarons guardando "Marie Antoinette".
Vorrei mettere lo smalto nuovo di Chanel.
Vorrei pensare al Natale che sta per arrivare.
Leggere un libro in inglese.
Guardare Gossip Girl e commentarlo con le mie amiche.
Mettere in ordine il guardaroba cantando "Paparazzi" a squarciagola.


Oggi vorrei che mia sorella fosse ancora a casa quando questa sera tornerò.


Ah, piuttosto. Io sono figlia unica.
Ma ho avuto la fortuna di incontrare un'amica che è come una sorella.

Put your paws up! - The Monster Ball Tour 2010

Posted by Miss Cici on mercoledì 10 novembre 2010. Filed under: , , , , , ,
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"You don't leave the concert loving me more, but you leave the concert loving yourself more." Lady Gaga

Era il 1987 quando dal palco dello Stadio Comunale di Torino Madonna urlò:

"Ciao Italia! Ciao Torino! Ciao everybody!
Per favore non spingete, ok?
Siete pronti? Siete caldi? Bene, ànchio!
Siete già caldi? Bene, ànchio!
Allora, andiamo!"


Avevo 8 anni e guardavo il concerto in televisione seduta nella vecchia cucina di mia nonna, incantata davanti a quelle immagini, mentre il resto della famiglia cenava riunita in sala.
In un certo senso, quello fu il primo concerto della mia vita.
Per la prima volta scoprii quale evento si poteva mettere in piedi su un palco.
Per la prima volta vidi una star.
Per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare: "E' bravissima! Da grande voglio farlo ànchio!"
 Da grande ho fatto tutt'altro.
Il lavoro più creativo che ho potuto, questo si. Ma mi rendo conto che la realtà si allontana tanto dai sogni di un tempo.
Anche la cucina di mia nonna non è più quella di un tempo.
La televisione ora è ultra piatta e i colori sullo schermo sono molto migliorati.
I mobili sono nuovi, bianchi e lucidissimi.
Solo il vecchio tavolo è rimasto sempre lo stesso. Sempre allo stesso posto, domina il centro della stanza come un monolite.

Lo Stadio Comunale di Torino, nel frattempo, è stato ristrutturato in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, e al suo fianco è stato costruito il futuristico Palaolimpico, meglio noto come PalaIsozaki dal nome del suo progettista.
E proprio lì, nello stadio del futuro, accanto a quello del passato, ieri sera è sbarcata la Haus of Gaga. In testa lei: Lady Gaga. A Torino. Anchelei.
Non è stato un concerto, è stato uno spettacolo, nel senso letterale del termine. Una rappresentazione in 4 atti: Subway, City, Forest e Monster Ball.
Lady Gaga ha sfoggiato improbabili e bellissimi abiti disegnati per lei da Giorgio Armani, da tempo collaboratore dello staff creativo della Haus of Gaga.
Meraviglioso il living dress di Hussein Chalayan. Un abito vivo, che si muoveva e si plasmava sul corpo dell'artista, esplodendo, infine, in due grande ali argentate.
Lady Gaga ha cantato con una potenza vocale che non credevo possedesse.
Ha suonato un pianoforte infuocato.
E' stata divorata da un branco di mostri, ed è risorta coperta di sangue.
Ha strappato il cuore di una ballerina.
Ne ha divorato un altro in uno dei tanti "interludes", video proiettati durante i cambi d'abito e di scenografia.
Ha lottato contro il temibile Fame Monster cantando Paparazzi, e lo ha messo in fuga con il suo reggiseno lanciafiamme.
E ha parlato ininterrottamente con i suoi "piccoli mostri", come ha chiamato per tutto il tempo i suoi fans. Questa è la cosa che mi ha stupito di più. Perché se mi aspettavo gli abiti esagerati, le coreografie e le scenografie, non mi aspettavo che Lady Gaga fosse una simpatica chiaccherona.
Non avevo mai visto nessuno, durante un concerto, parlare tanto con il proprio pubblico.
Non ha provato a parlare in italiano, confessando candidamente: "Non parlo italiano, ma cucino italiano come una fottuta signora!".
Ha raccontato della sua famiglia, dei nonni italiani, e di quando a scuola le biondissime ragazzine americane, dai capelli luminosi e liscissimi, la prendevano in giro per i suoi capelli neri e crespi ("my italian curly hair"). Cercavano di farla sentire inadeguata. Ma lei ha sempre pensato: "Ok, ma io un giorno sarò una dannata rockstar."
Ha raccontato di come di recente tutti le facciano notare che è ingrassata, e di quanto poco la cosa le interessi, perchè sua nonna le ha sempre detto che una vera donna non è tale se non ha un bel sedere e delle curve.
Lei se ne frega. Se ne fregava allora e continua a farlo oggi.
Perché ora è quella dannata rockstar che prometteva di diventare.
Oltre gli eccessi, del vestito fatto di bistecche, delle acconciature improbabili, degli abiti al limite del trash, ieri sera sul palco c'era un'artista che ha recitato, ballato, cantato (bene), suonato. Ha scritto musiche e testi. Ha collaborato alla creazione di ogni singolo pezzo dello spettacolo, dagli abiti alle scenografie.
E ha dispensato "consigli di vita".
"Stasera, quando uscirete di qui, voglio che ne usciate amando un po' di più voi stessi. Rifiutando chi vi ha fatto sentire esclusi, fuori dal gruppo o non abbastanza carini. Perché in ognuno di voi c'è una dannata rockstar."

Di una cosa pare non riuscire davvero a fregarsene.
Di quel trono che vuole conquistare.
Quasi mi aspettavo che sul palco esordisse con un: "Siete caldi? Bene, ànchio!".

Dite che il trono inizia a scricchiolare?
Io dico che la sfolgorante, bravissima Lady Gaga è come la bellissima televisione al plasma di mia nonna. Suoni perfetti e colori sfavillanti. E' un vero piacere guardarla.
Ma Madonna è quel dannato tavolo, che da quella cucina non uscirà mai.

Tights

Posted by Miss Cici on mercoledì 3 novembre 2010. Filed under:
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C'è chi le ama e chi proprio non le sopporta.
Chi adora l'estate perché può finalmente liberarsene, e chi non può farne a meno anche nei mesi più caldi.
Qualcuno le preferisce semplici, tinta unita, preferibilmente scure.
Altri si divertono a osare con colori e fantasie.
Possono essere in seta, lana e microfibra.
Talvolta sono indispensabili, altre un puro vezzo.
Stiamo parlando di calze. E l'inverno è la loro stagione d'oro.

Gucci A/W 2010-2011

Prada A/W 2010-2011


Wolford A/W 2010-2011


Calzedonia A/W 2010-2011

A selection from Topshop

Se poi volete rendere omaggio alla vostra città preferita, potete scegliere tra Londra, Parigi, New York e Los Angeles, come suggerito dallo stilista Henry Holland e la sua House of Holland in collaborazione con il marchio Pretty Polly.
Potete acquistare queste e molte altre sul sito specializzato MyTights.

Romantiche per Urban Outfitters

Il libro del mese: Ottobre

Posted by Miss Cici on martedì 2 novembre 2010. Filed under:
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fairy tales.

"Mangia prega ama", Elizabeth Gilbert
Ho letto questo libro dopo aver visto il film.
Normalmente cerco di fare il contrario, per non privarmi del piacere di scoprire una storia pagina dopo pagina.
Ma questo libro e questo film sono una storia a parte.
Questa storia ha inizio molto prima che la pellicola uscisse nelle sale italiane, e ancor prima che il libro comparisse nella mia libreria.
Questa storia inizia a New York, nel caldo mese di Agosto dell'anno 2010.
Stavo bevendo una birra ghiacciata dopo aver calpestato anche quel giorno chilometri e chilometri di bollente asfalto newyorchese.
Mio padre sedeva accanto a me, chiaccherando al cellulare con mia madre per il puntuale resoconto della giornata.
Ci attendeva una bella cena e qualche bicchiere di vino prima che la nostra giornata finisse.
Ma prima di dare il via ai preparativi per la cena, ci stavamo concedendo il nostro quotidiano aperitivo nel cortile del New York Palace.
La cameriera, una ragazza gentile e solare, ci chiese se desideravamo ancora qualcosa e poi, in uno slancio di confidenza, ci chiese da dove venivamo. Di lì a poco stavamo chiaccherando come se ci conoscessimo da anni.
Come molte altre persone conosciute a New York, anche lei si dichiarò innamoratissima dell'Italia. Solo l'anno prima aveva trascorso svariati mesi visitando il nostro Paese ed era rimasta incantata da Roma, Siena, Volterra,...
Mi raccontò di aver cercato di ripercorrere le stesse tappe compiute dalla scrittrice di un libro che le aveva cambiato la vita: "Mangia Prega Ama".
"I think you've to read it. It could change your life too." decretò scrutandomi. "Promise me!" concluse sorridente.
Come non promettere? 
Promisi che lo avrei letto senz'altro.
Ma non ero affatto convinta che avrebbe potuto cambiare anche la mia vita.
Accarezzai l'idea di comprarlo lì a New York, come ricordo del viaggio e di quella promessa. Ma alla fine mi lasciai scoraggiare dalla mole di pagine.
Nei giorni successivi mi ritrovai spesso a chiaccherare con questa adorabile ragazza (di cui non ho mai capito il nome dal suono irripetibile) e alla fine della nostra vacanza, venne a salutarci dicendoci che avrebbe sentito la nostra mancanza e che sperava che un giorno ci saremmo nuovamente incontrati. So che queste cose siam bravi a dirle tutti, anche quando non le pensiamo, ma io sentivo che lei era davvero sincera e ci stava parlando con il cuore. Lo si leggeva nei suoi occhi e nel tono della sua voce.
Forse sono un'ingenua, ma ho un ricordo bellissimo di questa ragazza che sprizzava positività da tutti i pori. E' stata un'amicizia breve, ma che indubbiamente ha lasciato qualcosa.
Persone così sono davvero rare, e incontrarle è sempre un piccolo dono.
Tornata in Italia, sono andata a vedere il film, nonostante le critiche ricevute.
A me è piaciuto. Non è certo il film più bello che io abbia mai visto, ma mi ha fatto trascorrere qualche ora piacevole.
Poi ho comprato il libro, perchè tutti dicevano che era più bello del film, e perché l'avevo promesso.
Come alcuni di voi sapranno, il libro è diviso in 3 parti, che narrano rispettivamente i 3 paesi in cui la scrittrice ha viaggiato alla ricerca di sè, di Dio, della propria vita.
La prima parte è ambientata in Italia. Carina, divertente... Non ha cambiato la mia vita.
La terza in Indonesia. Bei posti, racconto piacevole. La mia vita è rimasta inalterata.
La seconda è ambientata in India. Interessante. Non conoscevo come si vivesse in un ashram e in cosa effettivamente consistessero le pratiche spirituali, di meditazione e di yoga. E poi in una pagina ho trovato una frase. Una frase che mi ha aperto gli occhi su un problema irrisolto, che ho finalmente visto sotto un'altra prospettiva, forse quella giusta.
E sapete cosa vi dico? Credo di averlo risolto!
Non sono una persona religiosa, non credo nella Chiesa, nel Destino, nel Fato o come lo volete chiamare.
Sono piuttosto una scettica e alle volte un po' troppo cinica.
Ma sono una persona che mantiene sempre le promesse. E ancora una volta ho fatto bene a farlo.

"Il dio delle piccole cose", Roy Arundhati
Questo libro mi è stato consigliato dalla mia mamma.
Vi dico la verità, non volevo leggerlo. Il titolo mi sapeva di "solito libro sull'India, molto profondo, molto triste, che molto fa riflettere".
E così è stato.
Ovviamente, è anche "molto pieno di descrizioni, molto pieno di metafore sulla vita, molto pieno di frasi che solo chi le ha scritte le ha capite". In altre parole: molto noioso. E molto indiano.
Riconosco, però, che sono io a non amare questo genere di libri. So che a molti, invece, piacciono. Forse son quel tipo di libri che o li si ama o li si odia.
Non sono una fan della scrittura "barocca".
Sono per lo stile semplice e diretto. Che evidentemente si addice poco alle storie ambientate in India. Chissà poi perché...

"Semiotica, pub e altri piaceri", Alexander McCall Smith
Ed eccolo qui lo stile che piace a me.
Tagliente, ironico, diretto, veloce.
Io adoro Alexander McCall Smith! La sua Edimburgo, i suoi personaggi.
E adoro la sua serie di romanzi ambientati in 44, Scotland Yard.
Questo è il secondo libro della serie, che vi consiglio vivamente di leggere.
Ovviamente, è il vincitore di questo mese!

Piccola osservazione... Chissà per quale oscura ragione quando devo parlar bene di un libro, mi mancano le parole. Quando devo "dirne male" ne trovo mille!
E' forse perché muovere una critica è più facile che fare un complimento?
Esistono più parole negative che parole positive?
Sono io che ho un brutto carattere?
Molto probabile...